Legge sull’editoria: nessuna iscrizione al Roc per i blog. Passa la modifica, ma necessario lavorare a una Carta costituente su internet

lunedì 29 ottobre 2007


Torna a parlare del disegno di legge sull’editoria, che ha sollevato non poche proteste da parte dei blogger, il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. “…Non si può estendere la logica della legge sulla stampa alla rete. Il difetto della norma era la definizione, così generica da rinviare all'Autorità sulle Comunicazioni una palla avvelenata. Non bisogna discostarsi molto dalla normativa vigente”, ha commentato Gentiloni, riferendosi all’art. 7 del Ddl, dedicato all'iscrizione al Roc dei siti internet, a cui il sottosegretario Riccardo Levi ha aggiunto un nuovo comma che esclude i blog. “…Bisogna però lavorare per una carta costituente – ha precisato il Ministro - che fissi alcuni principi, alcuni dei quali sono stati già introdotti dalla nuova direttiva europea 'Tv senza frontiere' - no all'incitamento all'odio razziale, no alla pedofilia - . Certamente è importante che tutti gli attori della rete, non solo il governo, si facciano promotori di questa carta costituente”. Riguardo alla modifica dell’art. 7, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria ha spiegato che la ragione dell’aggiunta di questo comma sta nella volontà di chiudere le polemiche di questi giorni sulla volontà di mettere “sotto controllo” i blog su internet. Il “suggerimento”, come lo ha definito Levi parlando ai deputati, aggiunge un comma che recita “sono esclusi dalla registrazione al Registro degli operatori i soggetti che accedano a internet in forma o prodotti come siti personali o a uso collettivo che non siano frutto di un'attività imprenditoriale”. Levi ha evidenziato: “…non abbiamo usato in un provvedimento di legge il termine blog, ma l'esclusione dei blog è proprio l'obiettivo di questa aggiunta alla normativa”. Il sottosegretario ha tenuto a precisare: “…Noi non abbiamo mai pensato di porre dei limiti all'attività dei blog, che del resto esulano dall'obiettivo di questa riforma dell'editoria”. “…Regole anti-storiche e che vanno contro la filosofia della rete e la libertà d’informazione sul Web”, avevano lamentato gli autori di questi liberi spazi virtuali, ormai largamente diffusi. “…L’iscrizione dei siti in un apposito registro con il pagamento di un relativo bollo, così come previsto dal provvedimento che tuttavia dovrà essere approvato dal Parlamento, potrebbe – affermavano i blogger – limitare le attività sulla rete”. Aveva espresso perplessità sull’argomento anche il commissario dell’Agcom Nicola D'Angelo, che invitava a “….contemperare le esigenze di garanzia con la libera apertura della rete”. "Comprendo l'esigenza di garanzia che ha mosso il governo a proporre questa norma – aveva sottolineato D'Angelo - ma penso che non possa tradursi nell'imposizione di procedure burocratiche per l'apertura dei blog. Il grande valore della rete consiste nel fatto che è aperta, pluralista e gratuita nella fruizione: è giusto che chi la usa rispetti la legge, ma bisogna evitare regole che restringano le caratteristiche di apertura e libertà che la rete consente a chi la vuole utilizzare”. D'Angelo aveva ricordato che “…la rete è stata ed è un grande strumento di informazione, a livello nazionale e globale, che ha riempito vuoti spesso evidenti in tema di pluralismo. Non deve essere un mezzo per commettere reati, come la diffamazione, ma ci sono già gli strumenti per reprimere gli abusi”. Altrimenti, aveva concluso, “…finirà che i blog si faranno dall'estero”. Bebbe Grillo, che grazie al suo blog ha organizzato il V-Day - un vero e proprio movimento di contestazione alla politica italiana -, aveva già minacciato: “…Se passa la legge sarà la fine della rete in Italia. Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico”.
Tratto da key4biz.it

Pubblicato da Francesco Cimò alle 21:55 0 commenti  

Editoria: oggi parte l'iter del ddl

mercoledì 24 ottobre 2007


Comincia oggi alla Commissione cultura della Camera l’iter parlamentare del ddl di riordino del settore editoriale.

La controversa proposta di riforma, che ha scatenato dure polemiche per le sue potenziali ripercussioni sull'informazione, su Internet ed in particolare sui blog, dopo due passaggi in Consiglio dei ministri, inizia il suo esame formale con l’audizione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’editoria, Ricardo Franco Levi.

Negli emendamenti risulta già qualche modifica, apportata dalla Commissione Bilancio del Senato: non solo la rimodulazione dei tagli (più incisivi sui grandi gruppi e meno sui piccoli), ma anche alcune puntualizzazioni. I contributi per i piccoli giornali (tagliati non più al 7% ma al 2%) in ogni caso non potranno superare il costo complessivo sostenuto dall’editore nell’anno precedente relativamente a grafici, poligrafici, giornalisti professionisti e praticanti e collaboratori. Sono stati inoltre definiti criteri precisi per la richiesta dei contributi alle radioemittenti delle minoranze linguistiche.

Quelli della Finanziaria sono punti che anticipano in minima parte il ddl, frutto di una lunga consultazione con tutti i protagonisti del settore, che dopo due passaggi in Consiglio dei ministri inizia il suo esame parlamentare. Primo scoglio quello dell’articolo 7 che riguarda la registrazione al Roc, il registro degli operatori della comunicazione per i «soggetti che svolgono attività editoriale su internet». Dopo la denuncia di Beppe Grillo sul blog l’articolo è stato messo in discussione tra l’altro da tre ministri, Alfonso Pecoraro Scanio, Antonio Di Pietro e con forza anche da Paolo Gentiloni che detiene il dicastero delle Comunicazioni e che ha parlato di «errore» e di necessaria modifica. «Per ogni legge - ha detto in merito nei giorni scorsi Levi - il passaggio parlamentare è l’occasione per migliorare i testi e, quando necessario, chiarire i punti ambigui».

Nel primo passaggio in Cdm lo stesso sottosegretario Levi aveva sottolineato che l’attuale normativa in materia di editoria è il risultato di una progressiva stratificazione di fonti, «di sessant’anni di interventi occasionali di risposta a situazioni di emergenza». A mettere in luce l’esigenza di una riforma, più volte sottolineata dal Parlamento - dove si registrò nella scorsa legislatura una convergenza bipartisan sul ddl Bonaiuti, dal quale prende le mosse il progetto Levi - è stata ribadita anche nella Finanziaria 2007, che ha di fatto impegnato il Governo ad elaborare una proposta di riassetto del sistema.

Primo passo è stato l’insediamento di una commissione di giuristi, presieduta dal professor Enzo Cheli, che ha raccolto i pareri delle commissioni parlamentari e di tutti gli esponenti del settore. Dalla lunga consultazione, partita lo scorso autunno, è nato l’attuale testo, 32 articoli divisi in sette capi che riguardano il prodotto e l’attività editoriale; il settore editoriale, inteso come l’insieme dei mercati che lo compongono; il riordino delle disposizioni in materia di contributi diretti e indiretti alle imprese; la promozione della lettura; le competenze delle Regioni; la delega al Governo per l’emanazione di un Testo unico delle norme in materia di editoria, entro un anno dall’entrata in vigore della legge; infine le abrogazioni e le disposizioni che restano in vigore.
tratto da: Corriere della Sera del 24/10/07

Pubblicato da Francesco Cimò alle 12:10 0 commenti  

Appello a tutti i blogger liberi...

lunedì 22 ottobre 2007

Stiamo facendo un sondaggio sul DDl criminale che questo governo ha tacitamente messo sul tavolo, per mettere un bavaglio a tutti quei blogger che fino ad ora hanno espresso liberamente le loro idee.
Noi non vogliamo che le nostre idee passino nel setaccio del regime che si sta instaurando su tutta l'informazione italiana, non vogliamo allinearci ad un governo che non ci rappresenta e non ha fatto altro che allungare i suoi tentacoli sul mondo dell'editoria e dell'informazione, solo perché così facendo ha potuto controllare in maniera faziosa il potere.
Le nostre idee non si toccano, i nostri intenti non sono mai stati quelli di creare un prodotto editoriale ma di far conoscere in maniera rapida e semplice le nostre idee.
Questo è un appello a tutti i blogger liberi facciamoci sentire.

Pubblicato da Francesco Cimò alle 13:00 0 commenti  

E la petizione và...

Non poteva nemmeno mancare una petizione online contro questo DDL, noi l'abbiamo trovata su la stampa.it, aderite anche voi all'iniziativa oggi alle ore 13.20 eravamo in "5742 Signatures Total".
Cosa aspettate date il vostro contributo all'indirizzo www.petitiononline.com

Pubblicato da Francesco Cimò alle 12:58 0 commenti  

Siamo peggio dei cinesi!


Mentre vengo criticato perchè secondo alcuni questo non è un blog libero, il governo è silenziosamente al lavoro dal 12 Agosto per propinarci la riforma editoriale del web, obbligando tutti i siti - dice testualmente il DDL - la cui attività si puo definire di tipo editoriale ad iscriversi al ROC (registro operatori comunicazione) con oneri finanziari e temporali.

Definizione di prodotto editoriale: “Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative”. “Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico”.
Chiunque - si evince leggendo il DDL - abbia la volontà di esprimersi liberamente in rete dovrà passare dal ROC, anche il mio Blog, il vostro dovrà farlo. Allora mi chiedo, se il governo non abbia forse paura del movimento di informazione libero che evidentemente comincia ad essere scomodo per qualcuno, forse anche per la carta stampata che sente fortissimo il peso di internet e dei blog sulle spalle come traspare anche da un recente sondaggio…
Non siamo in Cina dove almeno la censura è dichiarata, siamo in Italia dove il governo è talmente trasparente da far sparire anche la censura, imporre la burocrazia, introdurre tasse è il modo più semplice per far chiudere i blog, per far morire quel minimo di democrazia vera che la rete ci ha portato, vogliono darci un prodotto nuovo: INTERNET ALL’ITALIANA.
In Italia questa è la storia di sempre, la paura di alcuni ci riserva un futuro da ultimi nei panorami di sviluppo, perchè non sappiamo anzi non sanno reinventarsi per adattarsi al nuovo che avanza.

Pubblicato da Francesco Cimò alle 12:56 0 commenti  

DDL Editoria Web:Italia Repubblica….Delle Banane!


Il Sottosegretario alla presidenza del consiglio On. Franco Levi, sente il bisogno di chiarire la questione sul DDL editoria web con una lettera aperta….A GRILLO…..veramente scandaloso che su una faccenda così delicata che coinvolge tutta l’Italia del web, lo stato Italiano trovi il suo interlocutore primario non già negli Italiani, ma in Grillo…..Riflettiamo….

Lettera del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio On. Ricardo Franco Levi a Beppe Grillo

Niente, dunque, è stato ed è più lontano dalle nostre intenzioni della volontà di censurare il libero dibattito dei e tra i cittadini.
Ci occupiamo di editoria persuasi che, nel tempo in cui viviamo, un prodotto editoriale si definisca a partire dal suo contenuto (l’informazione), e non più dal mezzo (la carta) attraverso il quale esso viene diffuso.
Vogliamo creare le condizioni di un mercato libero, aperto ed organizzato in modo efficiente. Per questo, intendiamo, tra le altre cose, abolire la registrazione presso i Tribunali sino ad oggi obbligatoria per qualsiasi pubblicazione e sostituirla con l’unica e più semplice registrazione preso il Registro degli Operatori della Comunicazione (Roc) tenuto dall’Autorità Garante per le Comunicazioni (AgCom).
Anche su questo punto, da lei particolarmente criticato e temuto, lo spirito della nostra legge è chiaro. Quando prevediamo l’obbligo della registrazione non pensiamo alla ragazzo o al ragazzo che realizzano un proprio sito o un proprio blog. Pensiamo, invece, a chi, con la carta stampata ma, certo, anche con internet, pubblica un vero e proprio prodotto editoriale e diventa, così un autentico operatore del mercato dell’editoria.
Siamo consapevoli che, soprattutto quando si tratta di internet, di siti, di blog, la distinzione tra l’operatore professionale e il privato può essere sottile e non facile da definire. Ed è proprio per questo che nella legge affidiamo all’Autorità Garante per le Comunicazioni il compito di vigilare sul mercato e di stabilire i criteri per individuare i soggetti e le imprese tenuti ad iscriversi al Registro degli Operatori.
L’informazione è un elemento prezioso e decisivo per la democrazia e deve essere trattata con estrema attenzione e rispetto. Per questo, ripeto – e non per sfuggire alle nostre responsabilità –, pensiamo che sia bene, affidarsi ad autorità che abbiano la competenza per regolare una materia così specifica e che siano indipendenti rispetto ai governi e al potere politico.

Vorrei puntualizzare che laddove l’AGCOM ha messo le mani, non ha fatto altro che creare danni…solo a titolo esemplificativo guardiamo la situazione del costo della banda larga in Italia, per chi non lo sapesse è frutto del bellissimo lavoro svolto dall’AGCOM….A FAVORIRE TELECOM però….

tratto da: Gianfrancomicciche.net

Un bavaglio per errore?


Un blog è come un giornale? Secondo il ddl per il riassetto del sistema editoriale che il Governo sta per portare all'esame del Parlamento, sì. Un blog quindi in teoria dovrebbe essere assoggettato in tutto e per tutto agli oneri dei classici mezzi di informazione. Dice l'articolo 2 del testo di legge: "Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento,che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso". La quale cosa in termini elementari significa che ogni blog dovrà essere registrato al R.O.C. (registro autorità della comunicazione) e quindi bisognerà pagare i bolli, fare certificati, ogni blog dovrà avere una redazione con un membro che dovrà svolgere la funzione di redattore responsabile e bisognerà inoltre dotarsi di una società editrice. Con questi requisiti il 99% dei blog e il 94% dei siti presenti tutt'oggi in Italia chiuderebbe e porrebbe seri limiti alla creazione degli stessi. Tanto che già ci sono petizioni online. Contro questa proposta di legge ha immediatamente tuonato il re dei blogger italiani, Beppe Grillo, che ha più volte sottolineato come internet sia uno strumento di democrazia diretta. Non ha mezzi termini il comico genovese: "Hanno scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?", i pochi che resterebbero in vita dovrebbero risponderere "in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura. Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia". Toni esagerati? Per qualcuno nella rete forse sì. Senz'altro per il sottosegretario Levi che del ddl è l'artefice respinge ogni accusa: "Non intendiamo in alcun modo né 'tappare la bocca a Internet' né provocare 'la fine della Rete'. Non ne abbiamo il potere e, soprattutto, non ne abbiamo l'intenzione. Ci occupiamo di editoria persuasi che, nel tempo in cui viviamo, un prodotto editoriale si definisca a partire dal suo contenuto (l'informazione), e non più dal mezzo (la carta) attraverso il quale esso viene diffuso. Vogliamo creare le condizioni di un mercato libero, aperto e organizzato in modo efficiente. Per questo, intendiamo, tra le altre cose, abolire la registrazione presso i Tribunali sino ad oggi obbligatoria per qualsiasi pubblicazione e sostituirla con l'unica e più semplice registrazione preso il Registro degli Operatori della Comunicazione (Roc) tenuto dall'Autorita' Garante per le Comunicazioni (AgCom). Quando prevediamo l'obbligo della registrazione non pensiamo alla ragazzo o al ragazzo che realizzano un proprio sito o un proprio blog. Pensiamo, invece, a chi, con la carta stampata ma, certo, anche con internet, pubblica un vero e proprio prodotto editoriale e diventa, così un autentico operatore del mercato dell'editoria". Insomma, "per chi pubblica un giornale devono valere le medesime regole sia che si tratti di un giornale stampato sia che si tratti di un giornale on-line". Chiaro no? Mica tanto. Il ministro Gentiloni accortosi che forse forse il testo nascondeva qualche problemino è intervenuto alla disperata sul suo blog: "L'allarme lanciato da Beppe Grillo e ripreso da molti commenti al mio blog è giustificato... la correzione è necessaria perché la norma in questione non è chiara e lascia spazio a interpretazioni assurde e restrittive". Come mai questa resipiscenza tardiva solo dopo la scanagliata di Grillo? Semplice il ministro con candore ammette di "non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri. Pensavo che la nuova legge sull'editoria confermasse semplicemente le norme esistenti, che da sei anni prevedono sì una registrazione ma soltanto per un ristretto numero di testate giornalistiche on line... Meglio, molto meglio lasciare le regole attuali che in fondo su questo punto hanno funzionato. Riconosciuto l'errore, si tratta ora di correggerlo". Siamo alle solite: prima gettano il sasso e poi nascondono la mano, oppure, che è anche peggio, non sanno nemmeno di cosa stanno parlando! Della serie: ci sono o ci fanno? Sono duri repressori della libertà individuale di pensiero e parola oppure sono semplicemente degli involontari censori vittime della loro ignoranza? Lasciando a voi il compito di sciogliere l'intricato dubbio, c'è da valutare positivamente la presa di posizione di Gentiloni che sembrerebbe far pensare che il bavaglio (vero, presunto o potenziale) sui blog sia evitato, per ora. Ma che sarebbe successo se al solito Beppe Grillo non avesse alzato la voce? E soprattutto, facendo nostro l'interrogativo di Kayfa: "I blog sono una conquista democratica, non sarebbe paradossale che proprio in quel Paese dove con tanta enfasi, domenica 14 ottobre, si è acclamata la nascita del Partito Democratico la democrazia e l'espressione del libero pensiero se ne vadano tranquillamente a puttane?"

Tratto da: libero.it

Pubblicato da Francesco Cimò alle 12:50 0 commenti  

Ddl Levi sull'editoria, mercoledì discussione alla Camera

L’iter della manovra 2008 entra nel vivo e la maggioranza è in procinto di confrontarsi sullo scottante tema del sistema dei media italiani, l’editoria e le norme che segneranno il futuro di Internet e giornali.

Il disegno di legge sull’editoria proposto da Ricardo Franco Levi non ha ancora iniziato il suo iter parlamentare, ma è già oggetto di polemiche e discussioni che preludono ad emendamenti.

Paolo Gentiloni, è intervenuto duramente nella polemica aperta da Beppe Grillo: «l’allarme lanciato da Beppe Grillo e ripreso da molti commenti al mio blog è giustificato», scrive online il Ministro delle Comunicazioni, aggiungendo che il ddl editoria contiene «un errore da correggere», ovvero la norma a suo avviso ambigua sull’iscrizione al Roc per i blog.

Il presidente della Fieg, Boris Biancheri pensa che il settore dell’informazione su Internet ha bisogno di una disciplina, ma non di subire limitazioni.

Il commento di Levi: «Per ogni legge il passaggio parlamentare è l’occasione per migliorare i testi e, quando necessario, chiarire gli eventuali punti ambigui». Questa settimana il sottosegretario sarà alla commissione cultura della Camera per una prima discussione del ddl. «Credo che già in quell’occasione potremo trovare una soluzione che chiarisca ogni problema», ha aggiunto.
Tratto da: La Stampa del 22/10/07

Pubblicato da Francesco Cimò alle 04:17 0 commenti