Editoria: oggi parte l'iter del ddl

mercoledì 24 ottobre 2007


Comincia oggi alla Commissione cultura della Camera l’iter parlamentare del ddl di riordino del settore editoriale.

La controversa proposta di riforma, che ha scatenato dure polemiche per le sue potenziali ripercussioni sull'informazione, su Internet ed in particolare sui blog, dopo due passaggi in Consiglio dei ministri, inizia il suo esame formale con l’audizione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’editoria, Ricardo Franco Levi.

Negli emendamenti risulta già qualche modifica, apportata dalla Commissione Bilancio del Senato: non solo la rimodulazione dei tagli (più incisivi sui grandi gruppi e meno sui piccoli), ma anche alcune puntualizzazioni. I contributi per i piccoli giornali (tagliati non più al 7% ma al 2%) in ogni caso non potranno superare il costo complessivo sostenuto dall’editore nell’anno precedente relativamente a grafici, poligrafici, giornalisti professionisti e praticanti e collaboratori. Sono stati inoltre definiti criteri precisi per la richiesta dei contributi alle radioemittenti delle minoranze linguistiche.

Quelli della Finanziaria sono punti che anticipano in minima parte il ddl, frutto di una lunga consultazione con tutti i protagonisti del settore, che dopo due passaggi in Consiglio dei ministri inizia il suo esame parlamentare. Primo scoglio quello dell’articolo 7 che riguarda la registrazione al Roc, il registro degli operatori della comunicazione per i «soggetti che svolgono attività editoriale su internet». Dopo la denuncia di Beppe Grillo sul blog l’articolo è stato messo in discussione tra l’altro da tre ministri, Alfonso Pecoraro Scanio, Antonio Di Pietro e con forza anche da Paolo Gentiloni che detiene il dicastero delle Comunicazioni e che ha parlato di «errore» e di necessaria modifica. «Per ogni legge - ha detto in merito nei giorni scorsi Levi - il passaggio parlamentare è l’occasione per migliorare i testi e, quando necessario, chiarire i punti ambigui».

Nel primo passaggio in Cdm lo stesso sottosegretario Levi aveva sottolineato che l’attuale normativa in materia di editoria è il risultato di una progressiva stratificazione di fonti, «di sessant’anni di interventi occasionali di risposta a situazioni di emergenza». A mettere in luce l’esigenza di una riforma, più volte sottolineata dal Parlamento - dove si registrò nella scorsa legislatura una convergenza bipartisan sul ddl Bonaiuti, dal quale prende le mosse il progetto Levi - è stata ribadita anche nella Finanziaria 2007, che ha di fatto impegnato il Governo ad elaborare una proposta di riassetto del sistema.

Primo passo è stato l’insediamento di una commissione di giuristi, presieduta dal professor Enzo Cheli, che ha raccolto i pareri delle commissioni parlamentari e di tutti gli esponenti del settore. Dalla lunga consultazione, partita lo scorso autunno, è nato l’attuale testo, 32 articoli divisi in sette capi che riguardano il prodotto e l’attività editoriale; il settore editoriale, inteso come l’insieme dei mercati che lo compongono; il riordino delle disposizioni in materia di contributi diretti e indiretti alle imprese; la promozione della lettura; le competenze delle Regioni; la delega al Governo per l’emanazione di un Testo unico delle norme in materia di editoria, entro un anno dall’entrata in vigore della legge; infine le abrogazioni e le disposizioni che restano in vigore.
tratto da: Corriere della Sera del 24/10/07

Pubblicato da Francesco Cimò alle 12:10  

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