Un bavaglio per errore?

lunedì 22 ottobre 2007


Un blog è come un giornale? Secondo il ddl per il riassetto del sistema editoriale che il Governo sta per portare all'esame del Parlamento, sì. Un blog quindi in teoria dovrebbe essere assoggettato in tutto e per tutto agli oneri dei classici mezzi di informazione. Dice l'articolo 2 del testo di legge: "Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento,che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso". La quale cosa in termini elementari significa che ogni blog dovrà essere registrato al R.O.C. (registro autorità della comunicazione) e quindi bisognerà pagare i bolli, fare certificati, ogni blog dovrà avere una redazione con un membro che dovrà svolgere la funzione di redattore responsabile e bisognerà inoltre dotarsi di una società editrice. Con questi requisiti il 99% dei blog e il 94% dei siti presenti tutt'oggi in Italia chiuderebbe e porrebbe seri limiti alla creazione degli stessi. Tanto che già ci sono petizioni online. Contro questa proposta di legge ha immediatamente tuonato il re dei blogger italiani, Beppe Grillo, che ha più volte sottolineato come internet sia uno strumento di democrazia diretta. Non ha mezzi termini il comico genovese: "Hanno scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?", i pochi che resterebbero in vita dovrebbero risponderere "in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura. Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia". Toni esagerati? Per qualcuno nella rete forse sì. Senz'altro per il sottosegretario Levi che del ddl è l'artefice respinge ogni accusa: "Non intendiamo in alcun modo né 'tappare la bocca a Internet' né provocare 'la fine della Rete'. Non ne abbiamo il potere e, soprattutto, non ne abbiamo l'intenzione. Ci occupiamo di editoria persuasi che, nel tempo in cui viviamo, un prodotto editoriale si definisca a partire dal suo contenuto (l'informazione), e non più dal mezzo (la carta) attraverso il quale esso viene diffuso. Vogliamo creare le condizioni di un mercato libero, aperto e organizzato in modo efficiente. Per questo, intendiamo, tra le altre cose, abolire la registrazione presso i Tribunali sino ad oggi obbligatoria per qualsiasi pubblicazione e sostituirla con l'unica e più semplice registrazione preso il Registro degli Operatori della Comunicazione (Roc) tenuto dall'Autorita' Garante per le Comunicazioni (AgCom). Quando prevediamo l'obbligo della registrazione non pensiamo alla ragazzo o al ragazzo che realizzano un proprio sito o un proprio blog. Pensiamo, invece, a chi, con la carta stampata ma, certo, anche con internet, pubblica un vero e proprio prodotto editoriale e diventa, così un autentico operatore del mercato dell'editoria". Insomma, "per chi pubblica un giornale devono valere le medesime regole sia che si tratti di un giornale stampato sia che si tratti di un giornale on-line". Chiaro no? Mica tanto. Il ministro Gentiloni accortosi che forse forse il testo nascondeva qualche problemino è intervenuto alla disperata sul suo blog: "L'allarme lanciato da Beppe Grillo e ripreso da molti commenti al mio blog è giustificato... la correzione è necessaria perché la norma in questione non è chiara e lascia spazio a interpretazioni assurde e restrittive". Come mai questa resipiscenza tardiva solo dopo la scanagliata di Grillo? Semplice il ministro con candore ammette di "non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri. Pensavo che la nuova legge sull'editoria confermasse semplicemente le norme esistenti, che da sei anni prevedono sì una registrazione ma soltanto per un ristretto numero di testate giornalistiche on line... Meglio, molto meglio lasciare le regole attuali che in fondo su questo punto hanno funzionato. Riconosciuto l'errore, si tratta ora di correggerlo". Siamo alle solite: prima gettano il sasso e poi nascondono la mano, oppure, che è anche peggio, non sanno nemmeno di cosa stanno parlando! Della serie: ci sono o ci fanno? Sono duri repressori della libertà individuale di pensiero e parola oppure sono semplicemente degli involontari censori vittime della loro ignoranza? Lasciando a voi il compito di sciogliere l'intricato dubbio, c'è da valutare positivamente la presa di posizione di Gentiloni che sembrerebbe far pensare che il bavaglio (vero, presunto o potenziale) sui blog sia evitato, per ora. Ma che sarebbe successo se al solito Beppe Grillo non avesse alzato la voce? E soprattutto, facendo nostro l'interrogativo di Kayfa: "I blog sono una conquista democratica, non sarebbe paradossale che proprio in quel Paese dove con tanta enfasi, domenica 14 ottobre, si è acclamata la nascita del Partito Democratico la democrazia e l'espressione del libero pensiero se ne vadano tranquillamente a puttane?"

Tratto da: libero.it

Pubblicato da Francesco Cimò alle 12:50  

0 commenti:

Posta un commento